“Marte in ariete”: Alexander Lernet-Holenia

A quanti di voi, lettori seriali, non sarà capitato almeno una volta di acquistare un libro d’istinto, senza conoscerne nemmeno vagamente l’autore, la storia o qualsiasi altro particolare? Ecco, è esattamente quello che mi è accaduto con questo libro. In particolare, quello che mi ha colpita di primo acchito è stato proprio il titolo, ” Marte in ariete”. Forse perché scioccamente e in maniera del tutto superficiale, pensavo di ritrovarci un po’ di me stessa. Sono nata a fine marzo sotto il segno dell’ariete, e quanto a Marte, pare che sia il pianeta che caratterizza maggiormente questo segno. Non che la sottoscritta abbia mai avuto un particolare interesse per gli oroscopi e più in generale per l’astrologia, però a volte capita, appunto, di avere l’esigenza di “ritrovarsi” e in un certo senso, di imparare a conoscersi e questo, per quanto mi riguarda, passa quasi sempre dalla lettura. E voi, giustamente, mi domanderete, non sarebbe stato più semplice leggere le pagine di oroscopo di una qualsiasi rivista di gossip dal parrucchiere? Effettivamente, si.
Ma torniamo a noi. Partiamo subito con uno spoiler grande quanto una casa, questo libro di Lernet-Holenia non ha nulla a che vedere con temi natali, oroscopi, congiunzioni astrali e quindi no, non sono riuscita nel mio intento di “ritrovarmi”, in compenso, mi sono imbattuta in una prosa raffinata, armoniosa e affascinante. Questo romanzo non solo racconta un’avventura, che oscilla fra il nostro e altri mondi, ma la sua origine stessa è avventurosa. Lernet-Holenia, che era stato ufficiale dell’esercito absburgico nella prima guerra mondiale, si trovò a essere richiamato alle armi, questa volta nell’esercito tedesco, poco prima dell’invasione della Polonia. Durante i primi mesi di quella campagna, tenne un minuzioso diario. E, appena ebbe una licenza, si mise a scrivere questo romanzo, al cui centro è appunto l’invasione della Polonia. L’opera sarebbe presto apparsa a puntate su una rivista dal titolo frivolo: «Die Dame». Quando però il testo stava per essere pubblicato in forma di libro, un intervento del ministero di Goebbels proibì la diffusione di quell’opera accusata di essere intrisa di disfattismo. Due anni dopo, un bombardamento distruggeva tutti gli esemplari del libro, che erano rimasti nel magazzino dell’editore. Ma a Lernet-Holenia rimaneva ancora una copia delle ultime bozze: fu quello il testo che finalmente sarebbe apparso nel 1947.
Questo romanzo racconta la storia del tenente Wallmoden, alter ego di Lernet-Holenia, il quale il 15 agosto del 1939, parte per raggiungere il suo squadrone, non conoscendo a quale missione sarà assegnato, né quale destino lo attenda. Nel breve periodo che precede la partenza per la sua missione, Wallmoden ragiona molto sul destino e sulla possibilità di modificarlo con la volontà, e gli sembra a volte di percepire attraverso sogni o visioni cosa gli riserva il futuro, ma tutto resta vago e non pienamente comprensibile alla ragione. Poi conosce a Vienna una donna di cui si innamora e fissa con lei un appuntamento che, dopo la sua partenza, dovrà essere rimandato, così Wallmoden vivrà i giorni che lo separano da questa “ora magica” nell’attesa e con l’angoscia di non riuscire ad arrivarci. Da una parte la danza dello spirito, l’immateriale universo di pensieri, desideri e sentimenti il cui respiro libero non conosce restrizioni di sorta e ignora, dall’altra la dittatura spietata del reale, contro cui anche il più nobile dei sogni è destinato a infrangersi.
La parte centrale del romanzo è forse la più interessante, è ambientata durante l’invasione, in pieno clima di guerra e riporta i fatti accaduti nella prima metà di settembre 1939 in Polonia, per come si sono svolti dal punto di vista del protagonista. Eppure, nonostante a una prima occhiata sembri pura cronaca, molto viene raccontato degli uomini, senza distinzione di schieramenti, della loro sofferenza, dei destini individuali e di quelli collettivi, dell’insensatezza della guerra, che segna il destino dell’umanità e quindi anche quello dei singoli. Le percezioni qui diventano allucinante realtà e gravano terribili ed inevitabili sugli uomini. Tutto vero, tutto drammaticamente sempre attuale. Nella parte finale, quando sembra che Wallmoden debba rinunciare per sempre a incontrare la donna che ama, accadrà qualcosa di insolito e inaspettato che modificherà il corso prevedibile delle cose, come a sottolineare ancora una volta l’ineluttabilità del fato.
Piccola nota a margine, Lernet-Holenia non è (e non vuole esserlo mai) uno scrittore politico e, prima e dopo l’eclissi del tempo di guerra, vive il successo mondano con i romanzi e i testi teatrali e conduce una brillante esistenza, stabilendosi tra l’altro con la moglie nel palazzo imperiale di Vienna.
«Noi questa vita riusciamo a sopportarla soltanto perché la viviamo in maniera del tutto irreale. Non c’è nulla di più squallido e desolante che finire macinati per davvero dalla mole della vita. Perché si diventa esattamente come tutti gli altri.»