“Le particelle elementari”: Michel Houellebecq

Avevo sentito parlare di questo scrittore ma finora non avevo mai letto nulla, così ho approfittato del consiglio spassionato del mio amico Filippo, che oltre ad avere dei gusti di lettura degni di nota, è anche un cultore di Houellebecq e per questo,  per iniziare a conoscere questo autore, mi ha consigliato di leggere uno dei suoi più celebri romanzi, ” le particelle elementari” , la cui trama ruota intorno al rapporto tra due fratellastri e alle loro ossessioni. In realtà, a ben vedere, si tratta meno di un romanzo e più di un saggio. Houellebecq descrive un mondo in crisi, quello di fine millennio, dove il crollo delle istituzioni tradizionali non è stato accompagnato da nuovi valori ma solo dal trionfo dell’individualismo e dall’esaltazione di beni effimeri come bellezza e giovinezza, con uno stile affascinante, che mi ha catturata fin dal prologo. Micheal e Bruno sono due fratellastri figli di una madre hippy che li ha abbandonati entrambi per andare in una comune in California e la cui mancanza in modo diverso ha inciso sulla loro crescita come quella dei rispettivi padri, il primo medico chirurgo plastico interessato solo alle donne e il secondo giornalista scomparso in Tibet. Ma i due fratellastri in comune hanno unicamente la loro storia di abbandono. Bruno è cresciuto in un collegio dove ha subito atti di bullismo, perché il padre non voleva saperne di lui, ed è ossessionato dal sesso. Michel, biologo molecolare, vive per i suoi studi ed è assolutamente incapace di provare affetto o amore per qualcuno o qualcosa. Mancando di desiderio, si esclude del tutto dalla società edonista di fine millennio, in cui invece Bruno si immerge, cercando esperienze di piacere estremo, che contrastano con la sua visione fondamentalmente conservatrice e che non lo liberano dal suo costante senso di inferiorità e dalla sua infelicità di fondo. Lo sguardo dello scrittore sulla vita dei due fratelli è fondamentalmente cinico e legato ad uno spietato determinismo. Si possono riscontrare dettagli molto crudi, relativi alla sfera della sessualità, che possono sembrare inutilmente volgari ma che, a mio avviso, risultano funzionali alla narrazione. Lo stile narrativo è a metà tra cronaca storica di un’epoca morta e sepolta ma in qualche modo rimpianta e trattato di biologia umana. Tuttavia non ho particolarmente apprezzato la visione della donna che emerge dall’intero impianto del libro, che ho trovato un po’ troppo superficiale, perché relegare la donna ad essere che ha bisogno di una persona da amare e che accudisce per natura significa non comprendere la complessità e l’evoluzione dell’universo femminile. Un libro intenso e complesso, che merita sicuramente attenzione. Si può essere o meno in disaccordo con la visione della decadenza occidentale di Houellebecq e le sue conseguenze, ma questo non toglie che si possa apprezzare  il modo in cui lo scrittore è in grado di  cesellare  ogni singola parola non lasciando nulla al caso.

Provavano l’uno per l’altro un grande rispetto e un’immensa pietà. In certe giornate, tuttavia, presi nella grazia di una magia imprevista, attraversavano momenti di aria fresca, di grande sole corroborante; ma perlopiù sentivano che un’ombra grigia si estendeva su di loro, sulla terra che li portava, e in ogni cosa avvertivano la fine.”